Affaritaliani.it pubblica in esclusiva la circolare della Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria che di fatto ha portato a errate diagnosi e terapie
Di Angelo Maria Perrino

Come il lettore ricorderà, la svolta nella lotta al Coronavirus è arrivata poco tempo fa, quando qualche medico ospedaliero fuori dal coro si è preso la briga di fare le autopsie sui cadaveri dei pazienti deceduti durante la pandemia. Grazie a queste autopsie si è potuto così scoprire che il primo effetto del Covid 19 è la CID, Coagulazione Intravascolare Disseminata. Cioè la formazione di grumi nel sangue e di trombosi. Solo in seguito e nei casi resistenti alle cure antitrombosi arrivava la polmonite interstiziale doppia.
Bastava dunque fare da subito l’autopsia ai primi deceduti da Covid per evitare percorsi e rimedi sbagliati e controproducenti, terapie intensive invase e sold out e migliaia di morti soffocati. Oggi fortunatamente, grazie alla svolta nelle conoscenze mediche, non si parla più di rianimazioni e forzate ventilazioni che peggioravano il quadro clinico poichè l’aria iniettata sui microtrombi complicava fino a impedire la respirazione. Un disastro. Oggi, grazie alle scoperte scaturite dalle autopsie, al primo sintomo si interviene sui pazienti contagiati anzitutto con i fluidificanti del sangue.
Cure semplici, effettuabili anche a domicilio. E queste terapie, finalmente idonee, se fatte subito ora consentono di evitare di arrivare alla mutazione della patologia, che da influenza diventa trombosi. E l’epidemia è così gestibile e sotto controllo, mentre le terapie intensive sono decongestionate e chiudono. Ma le nostre autorità sanitarie, sbagliando, hanno seguito la strada della Cina, dove autopsie ne hanno fatte pochissime.
E il bilancio sanitario è stato devastante. Ma perché in Italia non sono state fatte sin dall’inizio le autopsie? Perché i cadaveri venivano immediatamente inviati alle cremazioni privando così gli esperti di elementi conoscitivi fondamentali? Come Affaritaliani.it ha scoperto e può documentare, non si sono fatte le autopsie perché così’ è’ stato disposto e comunicato dall’alto. Addirittura dal Ministero della Salute.
Ecco la circolare della Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria- ufficio 4, del Ministero, firmata dal segretario generale Giuseppe Ruocco e inviata a tutti i destinatari competenti, dalla Protezione civile, all’associazione dei Comuni, dagli ordini dei medici edelle professioni infermieristiche e dei farmacisti alle Regioni.
L’oggetto della circolare è: “Indicazioni emergenziali connesse ad epidemia Covid-19 riguardanti il settore funebre, cimiteriale e di cremazione“. È’ un aggiornamento di fine aprile di norme varate dallo stesso ufficio sin dal 22 febbraio e ribadite il 17 e il 29 marzo. Al punto C, intitolato Esami autoptici e riscontri diagnostici,sta scritto al paragrafo 1: ”Per l’intero periodo della fase emergenziale non si dovrebbe procedere all’esecuzione di autopsie o riscontri diagnostici nei casi conclamati Covid 19, sia se deceduti in corso di ricovero presso un reparto ospedaliero sia se deceduti presso il proprio domicilio”.
E al punto 2, con riferimento a un eventuale interesse e intervento della magistratura si prescrive: ”L’autorità giudiziaria potrà valutare, nella propria autonomia, la possibilità di limitare l’accertamento alla sola ispezione esterna del cadavere in tutti i casi in cui l’autopsia non sia strettamente necessaria. Analogamente le Direzioni sanitarie di ciascuna regione daranno indicazioni finalizzate a limitare l’esecuzione dei riscontri diagnostici ai soli casi volti alla diagnosi di causa del decesso,limitando allo stretto necessario quelli da eseguire per motivi di studio e approfondimento”.
Un autogol incredibile, anche se probabilmente suggerito da motivazioni igieniche e di profilassi. Ma con un terrificante corollario: se si fossero fatte da subito le autopsie si sarebbe conosciuto subito il Covid e si sarebbero potuti curare con maggiore efficacia migliaia di pazienti che invece oggi piangiamo come morti. Riposino in pace.
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